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Flashback: quando Trezeguet segnò il golden gol più triste della storia del calcio italiano

Raffaele Riverso
Il gol di David Trezeguet
Il gol di David TrezeguetČTK / AP / Messinis Aris
La sfida di Nations League tra la Francia e l'Italia ci riporta alla mente uno dei momenti più duri per i tifosi azzurri. Correva l'anno Duemila, quando un gol dell'ex centravanti della Juventus privò, nel più crudele dei modi, la nazionale di Dino Zoff del titolo di campione d'Europa.

Il 2 luglio del 2000, l'Italia di Dino Zoff scese sul terreno di gioco del De Kuip di Rotterdam sicura della propria invincibilità. E dire che l'avversaria degli azzurri, nella finale degli Europei, era quella stessa Francia che due anni prima aveva schiantato il Brasile conquistando il primo titolo mondiale della propria storia.

Capitan Paolo Maldini e compagni, tuttavia, quel giorno non avrebbero temuto nemmeno il Brasile di Didí, Vavá e Pelé o la Grande Ungheria degli anni Cinquanta. Una sensazione di imbattibilità ereditata dall'epica semifinale vinta ai calci di rigore contro l'Olanda padrona di casa, alla fine di una gara entrata di diritto nella storia del calcio italiano come una delle imprese più emozionanti di sempre.

Gli azzurri erano, infatti, riusciti a sopravvivere in inferiorità numerica all'assedio della nazionale oranje andata a sbattere contro i legni e le manone di Francesco Toldo che, dopo aver rimpicciolito la porta agli occhi degli olandesi (che hanno fallito due penalty) durante l'incontro, si è trasformato in un gigante paratutto durante la fortunata, per noi, lotteria finale.

18 anni di digiuno

Essere sopravvissuti a una partita del genere aveva convinto tutti i tifosi italiani che, dopo 18 anni di digiuno (l'Italia non vinceva nulla dal Mundial dell'82 in Spagna), nessuno sarebbe stato in grado di evitare il trionfo della propria nazionale. Questo, però, non vuol dire che l'Italia entrò in campo con la superbia di chi si sente superiore.

Al contrario, la consapevolezza di ritrovarsi di fronte una squadra tecnicamente superiore, com'era quella campione del mondo, indusse gli azzurri a stringersi ancor di più a coorte, neutralizzando di fatto i punti forti della Francia di Zinedine Zidane e meritando ampiamente il vantaggio firmato qualche minuto prima dell'ora di gioco da Marco Delvecchio.

La doccia gelata

Insomma, tutto sembrava seguire il canovaccio immaginato alla vigilia da una nazione intera che non si era nemmeno dannata più di tanto quando Alessandro Del Piero aveva fallito due occasioni d'oro per chiudere definitivamente i giochi perché tutti pensavano che i giochi fossero già chiusi.

E, invece, no: nell'unica distrazione della retroguardia azzurra, Sylvain Wiltord riuscì a trovare, al novantesimo, un pareggio nel quale non credeva più nessuno, nemmeno i francesi. Un gol duramente criticato dall'allora premier, Silvio Berlusconi, che se la prese con Zoff per non aver saputo difendere a dovere il vantaggio.

Il dramma azzurro, quello vero e ancor più doloroso, arrivò, però, durante i tempi supplementari, quando David Trezeguet - che di Del Piero era socio alla Juventus - segnò il golden gol più triste della storia del calcio italiano. Triste e definitivo perché per sua stessa natura - cinica e bara (e per questo messa al bando poco dopo) - il "gol d'oro" era, invece, di ferro perché decretava la conclusione immediata dell'incontro.

Sei anni più tardi, Trezegol sbagliò il rigore decisivo regalando all'Italia, sotto il cielo di Berlino, la sua quarta stella di campione del mondo. Senza dubbio, un gran bel risarcimento. Ciononostante, per tutti quelli che l'hanno vissuta - in campo, sugli spalti o davanti alla tv - con i colori azzurri sulla propria pelle, la sconfitta di Rotterdam rimarrà sempre e per sempre una ferita aperta.