Pubblicità
Pubblicità
Pubblicità
Di più

Da Tedesco a Martinez, passando per il solito Koeman, i nuovi allenatori delle europee

Antonio Moschella
Domenico Tedesco
Domenico TedescoProfimedia
L'italiano al comando del Belgio è il principale debuttante di un gruppo di tecnici che si avvicinano all'Euro 2024 con molte aspettative, viste le panchine che occupano

Come al primo giorno di scuola. Così Domenico Tedesco è apparso al primo allenamento del Belgio. Ossia sfoggiando il sorriso nervoso di chi è contento di una nuova avventura ma è al contempo consapevole di avere a che fare con una sfida particolare. Dopo una sola stagione al comando di una potenziale F1 a livello di club come la RB Lipsia, il nativo di Rossano Calabro è arrivato a sedersi in sella a un bolide come quella dei Diavoli Rossi. La sua scelta è di quelle azzardate, ma volte anche a dare un po' di linfa nuova a una nazionale che dopo anni in cima al ranking FIFA è adesso ritornata all'antica mediocrità. Il neo capitano Kevin De Bruyne sarà l'incaricato di trasmettere la sua autorità in campo. L'autorità di un tecnico che ha appena cinque anni più di lui e che avrà bisogno come il pane del ritorno agli antichi fasti di un Lukaku al quale, rigorosamente in italiano, potrà impartire ordini importanti per riprendersi definitivamente.

L'ennesimo ritorno di Koeman

La storia di Ronald Koeman ha delle sfumature tutte particolari. Da allenatore, infatti, ha iniziato la sua esperienza proprio con la nazionale dell'Olanda, sulla cui panchina si accomodò dal 1997 al 1998 come secondo di Guus Hiddink. Poi, un girovagare di 20 anni prima di diventare il commissario tecnico a tutti gli effetti degli Oranje, con i quali avrebbe centrato la qualificazione all'Euro 2020. Il premio, però, non fu da lui raccolto, visto che nell'estate del 2020 la pandemia di Covid prima e la chiamata del Barcellona poi gli impedirono di portare a compimento il percorso iniziato. Adesso, dopo l'ennesimo passaggio del guru Van Gaal, ecco la sua seconda (quasi terza) occasione. Festeggiato ieri in occasione del suo 60esimo compleanno, Rambo avrà adesso l'opportunità di puntare a un Euro al quale stavolta vorrà partecipare. Vincere come nel 1988, quando era giocatore, sarà difficile, ma la sfida è di quelle allettanti per un tecnico che alla fine a casa si è sempre trovato meglio che altrove. 

Martinez e De la Fuente, iberici diversi

Uno è un allenatore girovago e quasi senza identità nazionale. L'altro è un lavoratore assiduo in forza alla federazione. Roberto Martinez e Luis De la Fuente condividono il passaporto spagnolo, sebbene l'uno sia catalano e viva dal 1995 all'estero e l'altro sia della Rioja e si sia formato prevalentemente tra i Paesi Baschi e Madrid, dove vive dal 2013. Il primo è il neo tecnico di un Portogallo che con Cristiano Ronaldo nel ruolo a metà tra zavorra e condottiero cerca il riscatto dopo un Mondiale deludente, viste le premesse. Il secondo è la nuova guida di una Spagna che stacca il cordone con il recente passato del carismatico Luis Enrique e cerca qualcosa di nuovo, sebbene non si sia ancora capito cosa. Un personaggio totalmente fuori dal contesto nel quale appena è arrivato, Martinez, da contraltare a un allenatore forgiatosi nel centro sportivo di las Rozas. In comune, nel recente passato Portogallo e Spagna hanno il fatto di essersi fatte eliminare ai Mondiali dal Marocco...