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OPINIONE - Potevano vincere entrambe, ha vinto il Siviglia

Raffaele R. Riverso
Le lacrime di Dybala
Le lacrime di DybalaAFP
Mai come ieri sera alla Puskas Arena, una finale è stata decisa dai piccoli dettagli. Un luogo comune che ieri ha fatto pesare tutta la propria banalità sulla Roma. E le lacrime di Dybala diventano quelle di tutto il popolo giallorosso.

Non commettiamo l'errore di perdere troppo tempo a cercare un colpevole, un capro espiatorio. Soltanto José Mourinho può permettersi di farlo. A nessun allenatore piace perdere e al tecnico portoghese ancora meno.

La sua Roma è andata vicinissima al miracolo e sarebbe ingiusto rovnare tutto per un paio di calci di rigore parati da quel marcantonio di Bono che, già nello scorso mondiale, aveva fatto capire a tutti che è uno di quei portieri in grado di fare la differenza se l'incontro si decide dal dischetto.

Insuperabile Bono
Insuperabile BonoAFP

Lo stesso specialone ha ammesso in sala stampa, subito dopo l'incontro e subito prima di andare a insultare l'arbitro, di sentirsi "orgoglioso" dei suoi ragazzi. E non potrebbe essere altrimenti. Non dopo la legittima narrativa, tutta epica e sacrificio, che ha accompagnato la sua squadra fino a Budapest.

Il Siviglia aveva una rosa più competitiva e, ciononostante, la Roma è riuscita ad arrivare ad appena undici metri dal trionfo e, per dirla tutta, con Belotti aveva avuto addirittura l'occasione di chiuderla dopo i primi 90 minuti. Anche in quel caso, però, le manone del portiere della nazionale marocchina non erano d'accordo.

Mai come ieri sera alla Puskas Arena, una finale è stata decisa dai piccoli dettagli. Un luogo comune che ieri ha fatto pesare tutta la propria banalità sulla Roma. E le lacrime di Dybala diventano quelle di tutto il popolo giallorosso. Potevano vincere entrambe. Ha vinto il Siviglia.

Post Scriptum

Il leader carismatico
Il leader carismaticoAFP

Un'immagine che vale più di mille parole. È questa la Roma di Mourinho. È questo il Mou che ci piace, quello che dice ai propri ragazzi quanto è orgoglioso di loro dopo una finale giocata al massimo delle proprie possibilità. 

Il resto è spettacolo, intrattenimento. Di cattivo gusto. Dalla medaglia subito sfilata via dal collo e regalata a un tifoso all'aggressione verbale all'arbitro.

Mourinho, però, non ce l'aveva con il direttore di gara. E nemmeno con Rosetti, ma con la proprietà della Roma: "Vorrei restare, ma sia io che i miei calciatori meritiamo di più".

La gestione arbitrale e i cartellini gialli piovuti addosso ai giocatori della Roma nella prima metà di gara sono figli delle critiche ricevute per lo stile di gioco che ha permesso ai giallorossi di eliminare il Bayer Leverkusen.

Attacchi feroci che la famiglia Friedkin ha pensato bene di ignorare. E, invece, bisognava scendere in campo ed esporsi in prima persona per difendere la legittimità di una scelta tattica. Far capire quanto sacrificio ci sia dietro lo sforzo di chi si difende. Possa piacere o meno, questo è un altro discorso.

E, invece, la Roma è arrivata in finale con la fama della squadra anticalcio tra l'assordante silenzio dei propri dirigenti. E l'ha pagata a caro, carissimo prezzo. Sì Mourinho e i suoi ragazzi meritano di più.