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Finale Europa League: il Siviglia verticale di José Luis Mendilibar

Raffaele R. Riverso
Le pettorine di Mendilibar
Le pettorine di MendilibarAFP
Nessuna formula magica, nessuna espressione complessa da risolvere sotto una radice quadrata: "Ai miei ragazzi chiedo cose semplici: addizioni e sottrazioni", assicura il tecnico basco. Un calcio offensivo schietto, senza preamboli e, per quanto prevedibile, sempre molto difficile da difendere.

Verticale, provando a tenere la palla quanto più lontano possibile dalla propria area di rigore. Tutto il contrario di quello che Julen Lopetegui e Jorge Sampaoli avevano provato a fare quest'anno al Ramón Sánchez Pizjuán prima del suo arrivo. Fallendo.

José Luis Mendilibar è un allenatore di quelli di cui diremmo che non è mai stato giovane. O, a seconda dei punti di vista, che non sarà mai vecchio. Diretto quando ha iniziato e, se possibile, ancora più diretto ora che è prossimo all'età pensionabile.

Il suo Siviglia non ne vuole sapere di partire ostinatamente dal basso. Ci prova, ma senza esperazioni. Non sfida il pressing avversario, preferisce scavalcarlo. Palla lunga e, senza pedalare, provare ad arrivare sulle fasce in due o tre tocchi, per poi tornare in mezzo, meglio se in area di rigore.

Fino a due mesi e mezzo fa, il tecnico basco era "disoccupato", aspettando l'offerta giusta. O, magari, anche quella sbagliata. Monchi è stato chiaro sul suo conto: "Nessuno di noi si era mai trovato in una situazione del genere. Avevamo bisogno di qualcuno che sapesse come si lotta per non retrocedere".

E non c'è che dire, l'hanno trovato, andando oltre le più rosee aspettative. E già, perché oltre ad aver salvato Jesús Navas e compagni, lo ha pure portato in finale di Europa League eliminando il Manchester United e la Juventus nelle sue prime quattro partite disputate in Europa: "Merita di rimanere qui anche l'anno prossimo", assicura il capitano.

Jesus Navas e Oliver Torres
Jesus Navas e Oliver TorresAFP

Mendilibar, infatti, prima della gara pareggiata incredibilmente all'Old Trafford, le coppe europee le aveva viste soltanto in tv: "È la mia prima finale. Mourinho, invece, ne ha già disputate parecchie".

A differenza di quanto successo in semifinale con il Bayer Leverkusen, la Roma si ritroverà di fronte una squadra che non proverà a superare le barricate giallorosse aggirandole orizzontalmente, ma bombardandole o scavalcandole verticalmente.

Ed è proprio per questa ragione che a essere sollecitati maggiormente non saranno i corridori di Mourinho, bensì i propri saltatori che verranno chiamati in causa spesso e volentieri dai lanciatori di Mendilibar che, cercando la testa di Youssef En-Nesyri si accontenterebbero ben volentieri di trovare anche, in seconda battuta, i tiratori scelti sapientemente appostati dal tecnico basco al limite dell'area di rigore.

Lo stato di forma del Siviglia
Lo stato di forma del SivigliaAFP

Nessuna formula magica, nessuna espressione complessa o integrale da risolvere: "Ai miei ragazzi chiedo cose semplici: addizioni e sottrazioni, non radici quadrate". Un calcio offensivo schietto, senza preamboli e, per quanto prevedibile, sempre molto difficile da difendere.

La buona notizia per i tifosi giallorossi è che l'atteggiamento speculativo della Roma non è congeniale al gioco del Siviglia che, anche con Mendilibar, si è ingolfato quando è stato costretto ad attaccare contro squadre che si sono dedicate a chiudersi per poi ripartire e fare male in contropiede.

Che poi è quello che è lecito aspettarsi dai ragazzi di Mourinho che se sono arrivati fino a questo punto lo devono anche e soprattutto alla propria predisposizione a lasciare l'iniziatia ai rivali, chiudendo le linee di passaggio e, quando possibile, ripartire.