Pubblicità
Pubblicità
Pubblicità
Di più

Europa League, le differenze sostanziali tra la Roma di Mou e la Juve di Allegri

Antonio Moschella
Massimiliano Allegri
Massimiliano AllegriAFP
I risultati opposti delle italiane nella notte di ieri sono solo l'ennesimo riscontro di due atavici e antitetici trend

Ci sono alcune dottrine che non periscono, nonostante il passare del tempo. E quella del 'corto muso' fondata da Massimiliano Allegri, sembra essere una di queste, visto che la sua applicabilità trova conferma di giorno in giorno. Anche in una stagione nella quale una serie di attori principali della Juventus sembrano essere poco ispirati. E il frenetico flipper senza senso dopo il quale Federico Gatti ha realizzato il gol che permetteva ai bianconeri di battere lo Sporting ieri sera non faceva che confermare la tendenza attuale: la Vecchia Signora non convince, ma vince. Fedele al motto per il quale 'vincere è l'unica cosa che conta', la squadra di Allegri l'ha nuovamente sfangata contro una compagine superiore per gioco, iniziativa e proposta calcistica. Eppure, un solo momento l'è bastato per fare la differenza. 

Corto Muso

Il terzo 1-0 nelle ultime cinque uscite è la cartina di tornasole di un teorema ormai costantemente provato. Quasi infallibile. Un teorema secondo il quale la squadra bianconera in qualche modo la spunta sempre quando gli avversari non riescono a far centro avendo a disposizione una serie di occasioni. L'assalto dello Sporting nel primo tempo dell'Allianz, infatti, è stato aneddotico, con i portoghesi che si presentavano più volte sotto la porta bianconera, senza però riuscire a sfondare la resistenza dei padroni di casa.

Se poi aggiungiamo che i protagonisti sono stati lo stesso Gatti, che da difensore di riserva è diventato eroe trovandosi tra i piedi una palla caldissima da appoggiare a mezzo metro per spaccare l'eliminatoria, e un redivivo Mattia Perin, il quadro è completo. L'ennesimo trionfo di corto muso di una squadra costante nelle sue imposizioni per il rotto della cuffia, che in qualche modo trova sempre il gol, nonostante il suo gioco corale sia davvero povero.

La filosofia è la solita, quella di puntare al massimo risultato con il minimo sforzo. E anche ieri sera l'obiettivo è stato raggiunto. Adesso, il ritorno al José Alvalade spaventa meno, e il cammino che porta alla semifinale di Europa League si fa sempre più agevole. Soprattutto perché, vista la sua indole sparagnina ma efficace, Allegri potrà andare a Lisbona per speculare, forte del vantaggio dell'andata.

Corto Mou

José Mourinho
José MourinhoAFP

Chi invece ha vissuto un 1-0 nefasto e svantaggio è senza dubbio José Mourinho, un altro allenatore di certo non noto per proporre un'idea di calcio accattivante e propositiva, che però rispetto al collega bianconero paga l'assenza di giocatori importanti e dagli stipendi gonfiati. La sconfitta per 1-0 della sua Roma in casa del Feyenoord ha dei contorni tragici, visti gli infortuni di Paulo Dybala e Tammy Abraham, oltre ovviamente al rigore sbagliato da capitan Lorenzo Pellegrini. Quest'ultimo, inoltre, è figlio dell'infortunio arrivato poco prima all'argentino, tiratore designato dagli undici metri e notevolmente più adatto a questa mission. 

Il palo colpito da Pellegrini, primo simbolo dei capitolini, ha infatti fatto cadere tante certezze nell'animo di una squadra la cui guida, scafata ma di certo non virtuosa, non è riuscita a dare la fiducia necessaria per non crollare a livello d'animo. E il gol degli olandesi, arrivato di contro balzo, ha dato un'ulteriore prova dell'avversità della sorte nei confronti della truppa giallorossa, che quando è in balia della tempesta finisce sempre per affondare. Una differenza sostanziale con la Juventus, che storta o morta riesce a portare a casa il risultato anche senza troppi meriti. E adesso, con il ritorno da giocare senza i due attaccanti titolari e con la testa bassa, per la Roma si preannuncia una settimana di passione.