Coppa Italia, la grande voglia di una Fiorentina sempre più ambiziosa in gioco e obiettivi
22 anni vergine. La Fiorentina che in modo agonico è risalita dalla C e ha poi ripopolato l'Europa che conta, non conquista un trofeo dalla primavera del 2001, quando nella doppia finale contro il Parma la squadra allora allenata da un giovanissimo Roberto Mancini riuscì a imporsi per alzare al cielo la sesta coppa nazionale.
Era la gioia prima della rovinosa caduta di una società capace di far tremare tutte le grandi d'Italia negli anni '90, quando con Batistuta in testa seminava il panico in tutto lo Stivale, nonostante non sarebbe mai riuscita a portare lo Scudetto sotto la curva Fiesole. Di quella Fiorentina le cui espressioni più sorridenti e scintillanti erano quelle di Toldo, Rui Costa, Di Livio e Chiesa, oggi è rimasto solo il ricordo. Poi, il crollo in Serie C e una risalita veloce e quasi dannosa, visto che dopo alcune buone apparizioni in Champions League alla fine dei primi anni 2000 la Viola sarebbe poi scesa nella mediocrità.
Il lavoro di Italiano
Una mediocrità dalla quale sta provando a salvarla Vincenzo Italiano, che nella sua seconda stagione all'Artemio Franchi si sta rivelando un demiurgo capace di dare un'identità di gioco notevole. Le prime avvisaglie si erano già registrate un anno fa, quando sulle ali di un 4-3-3 a tratti zemaniano i toscani avevano dato prova di un'enorme efficacia offensiva. Poi, partito Vlahovic, l'allenatore viola si è dovuto reinventare, facendo però leva su cardini tattici ineccepibili come Amrabat, Gonzalez, Igor e capitan Biraghi, uno che più di ogni altro merita l'exploit definitivo per il suo attaccamento alla maglia.
Alla ricerca di un canone estetico illuminante e soddisfacente, Italiano è riuscito a trovare un gioco importante senza rinunciare ai suoi principi e ai suoi dogmi. Un Klopp in salsa fiorentina che è riuscito a portare la Viola a una finale di Coppa Italia più che meritata. Sebbene le malelingue potranno dire che Sampdoria, Torino e Udinese non fossero certo avversarie impossibili, è innegabile che il percorso sia stato intrapreso con la giusta risolutezza.
La sfida all'Inter
La ciliegina sulla torta, però, è la finale contro l'Inter. Il 24 maggio prossimo, all'Olimpico di Roma, la Viola potrà cercare una rivincita contro una storia che l'ha vista ciccare l'ultimo appuntamento. Era il 3 maggio del 2014 quando la finale contro il Napoli vide la squadra di Vincenzo Montella cadere contro gli azzurri, i quali onorarono l'evento nonostante le deplorevoli vicende extra sportive avvenute prima del fischio d'inizio.
Per vendicare quel 3-1 subito nove anni fa, la Viola dovrà giocare la sua miglior partita dell'anno. Di fronte, infatti, ci sarà un'Inter che quest'anno ha dimostrato di essere estremamente concreta nelle coppe. La voglia di tornare a vincere, però, batte più forte e velocemente in quel di Firenze, dove un popolo da 22 anni vergine di trofei sogna con la settima coppa Italia. Il torneo che più di ogni altro permette di passare da classe media ad alta borghesia.