Storia delle finali europee delle italiane: dalla Viola a Madrid al possibile Triplete 2023
Dybala e Pellegrini, Cabral e Bonaventura, Lautaro e Lukaku proveranno a trascinare, in ordine di tempo, Roma, Fiorentina e Inter sul tetto d'Europa per restaurare una supremazia che il calcio italiano ha esercitato a lungo, e che si è affievolita negli anni 2000.
Il trittico partirà mercoledì a Budapest con Roma-Siviglia, e le immagini di 68 anni di finali di coppe europee riavvolgono il nastro della memoria su imprese e disastri, giocate d'autore ed errori fatali, su episodi curiosi e tragedie.
Tutti in un crescendo di attenzioni che fa, ovunque, delle coppe, e della Champions in particolare, lo spettacolo più attraente insieme ai mondiali.
La Viola di Bernardini e il Real di Di Stefano
Se sono Milan, Juve e Inter le regine d'Europa, le prime emozioni le regala la Fiorentina di Fulvio Bernardini disputando nel 1957 la finale di Coppa Campioni, persa col grande Real di Di Stefano e Gento, autori dei gol, a Madrid di fronte a una folla da record, 124 mila tifosi.
Un rigore parato da Albertosi contribuisce alla vittoria viola (la prima di un'italiana) nella Coppa delle Coppe 1961 nella doppia sfida con i Rangers. In panchina c'era il maestro ungherese Hidegkuti.
È l'inizio di una consuetudine con la vittoria che porterà 12 Coppe dei Campioni-Champions League, 7 Coppe delle Coppe, 9 Coppe Uefa e 1 Conference League.
Roma, da Falcao a Mourinho
In casa Roma, la storia tramanda ai posteri il gran rifiuto dal dischetto di Falcao, gli errori di Graziani e Conti di fronte alle danze irridenti di Grobbelaar in una finale all'Olimpico di Coppa Campioni 1984 persa ai rigori col Liverpool, che è ancora negli incubi dei tifosi.
Mourinho mercoledì proverà a bissare il successo del maggio scorso in Conference League a Tirana contro il Feyenoord, ultima perla di Zaniolo.
L'Inter di HH (e Mou)
La storia racconta invece di tante gioie dell'Inter: la doppietta di Mazzola nel 3-1 di Vienna 1963 che sancisce il crepuscolo del grande Real Madrid (gli immensi Di Stefano e Puskas annientati dagli oscuri Burgnich e Tagnin, grazie alle strategie del Mago Herrera); quella di Milito che porta l'Inter di Mourinho e capitan Zanetti al triplete contro il Bayern di Van Gaal nella bolgia del Bernabeu 2010.
Ma c'e' anche tanta sofferenza: lo striminzito 1-0 nell'acquazzone di San Siro 1965 con regalo del portiere del Benfica su conclusione modesta di Jair.
Tra i rovesci, il 2-0 griffato Cruyff (oltre a un gol annullato) contro l'Ajax dei portenti (Haan, Suurbier, Krol) a Rotterdam 1972. Fa ancora piu' male il 2-1 in rimonta del modesto Celtic (con Suarez sostituito dal comprimario Bicicli), epilogo di una settimana in cui perde lo scudetto a Mantova per un papera di Sarti e si chiude il ciclo della Grande Inter nel 1967.
La regina di Coppe
In ogni caso, fuori dal cerchio delle tre finaliste di questa stagione, è il Milan la regina di Coppe con 7 Coppe dei Campioni-Champions League: c' è un sontuoso testa a testa Schiaffino-Di Stefano nel 1958 col 3-2 per le merengues grazie al gol di Gento al 107' e il rammarico per un palo di Cucchiaroni.
Ma nel 1963 Cesare Maldini alza la Coppa a Wembley (40 anni prima di Paolo a Manchester) contro il Benfica con doppietta di Josè Altafini e la pantera Eusebio annichilita da Trapattoni.
Altro che catenacciaro, Paron Rocco fa il bis nel 1969 col Milan champagne di Rivera, la tripletta di Pierino Prati contro l'emergente Ajax di Michels e Cruyff.
Lo show prosegue con Arrigo Sacchi, 4-0 allo Steaua con doppiette di Gullit e Van Basten, stesso strepitoso risultato di Capello nel 1994, ma contro il Barcellona di Guardiola e Romario, con lo sciamano Cruyff in panchina, impresa accresciuta da una difesa priva degli squalificati Baresi e Costacurta.
Le sconfitte del Diavolo
Ma non sono sempre lustrini per Berlusconi (che chiude i successi col 2-1 sul Liverpool ad Atene, con doppietta di Pippo Inzaghi, con lunga passerella in campo a quattro giorni dalle elezioni amministrative 2007): è una rara immagine oscura quella del 1993 per Capello, che esclude Gullit e Papin, schiera Van Basten fuori forma. Vince 1-0 con gol di Abedì Pelè il Marsiglia del controverso Tapie, coi francesi poi travolti da uno scandalo per frode sportiva.
Fa ancora più male la finale 2005 di Istanbul col Liverpool, Ancelotti contro Benitez: 3-0 al 45' con Maldini e doppietta di Crespo (e gol annullato a Sheva), ma in 6' sciagurati a inizio ripresa i Reds pareggiano vincendo ai rigori per un errore di Sheva.
Le maledette finali bianconere
Quanto ai rovesci, poi, è la Juve la battistrada con 6 successi complessivi nelle coppe, ma sette Coppe dei Campioni-Champions League sfumate nella finale.
Tre per 1-0, col ko piu' amaro maturato nel 1983 ad Atene, di fronte a 40 mila tifosi annichiliti dal gol di Magath col modesto Amburgo, contro il super team di Trapattoni con Platini e Boniek e l'amaro congedo del 42enne Zoff, a un anno dal trionfo azzurro del Bernabeu.
Suscita brutti ricordi anche l'unica finale tra italiane, a Manchester 2003, contro il Milan: traversa di Conte, supplementari coi rossoneri in dieci e ko ai rigori con errori di Trezeguet, Zalayeta e Montero.
Va ancora peggio l'ultima volta, nel 2017: 4-1 per il Real Madrid a Cardiff con doppietta di Ronaldo, prima dell'approdo infruttuoso in bianconero.
Dall'Heysel alla finale di Baggio
La maledizione juventina si manifesta anche quando vince: il primo trofeo coincide col bagno di sangue dell'Heysel 1985, i 39 tifosi morti nella ressa di Bruxelles per la furia assassina degli hooligans del Liverpool nella colpevole assenza di misure di sicurezza belghe.
Si gioca per l'ordine pubblico, decide un rigore di Platini, la Coppa la alza Gaetano Scirea, che perirà tragicamente quattro anni dopo.
C'è poi la Coppa Uefa 1990, 3-1 e 0-0 (sul neutro di Avellino, feudo bianconero), ma a far notizia sono i veleni tra Juve e Fiorentina, col controverso passaggio di Roberto Baggio (annunciato il giorno dopo) che a Firenze provoca gravi incidenti di ordine pubblico.
Gli altri trionfi
Il Parma di Tanzi, prima del crac Parmalat, si aggiudica varie coppe: la piu' 'sfiziosa' è la Coppa Uefa 1995 in cui castiga la Juve con un gol a partita (1-0 e 1-1), dell'altro Baggio, Dino.
Il Napoli di Maradona alza la Coppa Uefa sei anni prima nonostante una papera di Garella: sul 3-1 e il 3-3 con lo Stoccarda c'è la firma di due gol di Careca.
La Sampdoria di Boskov, Cerezo e dei 'gemelli' Mancini e Vialli gioca alla pari la finale 1992 col Barcellona di Cruyff. Vialli spreca due occasioni, la beffa matura al 112' con una punizione gioiello di Ronald Koeman.
La Lazio super di Eriksson, di Stankovic e Mancini si aggiudica l'ultima edizione della Coppa del Coppe, nel 1999 col Maiorca, con due gol grandi firme, Vieri e Nedved.
Il Torino operaio di Mondonico
Sono anni d'oro del calcio italiano che va in crisi nel nuovo millennio. La sfortuna si accanisce col Torino, troppo spesso bistrattato dal destino (prima Superga, poi Meroni): la squadra operaia di Mondonico nella finale 1992 pareggia l'andata con l'Ajax di Bergkamp, Winter e De Boer con doppietta di Casagrande.
Il ritorno nel vecchio e disagevole stadio olimpico 1924 di Amsterdam è una tortura: il Toro colpisce due pali con Casagrande e Mussi poi una traversa con Sordo. La porta è stregata, l'Ajax vince grazie ai gol segnati in trasferta, regola abolita solo l'anno scorso.