Lo smarrimento totale di Leao e il peso insostenibile della numero 10 rossonera
Che le performance di una squadra vengano ridotte allo scarso rendimento di un singolo è senza dubbio un esercizio semplicistico. E non perché il calcio sia uno sport di squadra bensì per un motivo preciso: anche le migliori individualità funzionano meglio quando il collettivo è organizzato. Come il chitarrista principale di una band che ha bisogno del tempo dettato da basso e batteria, senza il quale il suono del gruppo sarebbe nettamente meno armonioso.
Il caso di Rafael Leao è oggi quello più caldo di tutta la Serie A, un campionato nel quale il portoghese ha dimostrato, seppur a sprazzi, di poter galoppare e fabbricare azioni importanti sull'out sinistro del Milan, dove scorazza insieme all'altro destriero Theo Hernandez. I due formano quella che sulla carta è la coppia d'esterni più incisiva del campionato, e due anni fa hanno fabbricato la vittoria del campionato numero 19 da parte dei rossoneri. L'anno scorso, complice anche una serie di problemi legati al gruppo, i due hanno nuovamente fatto parlare di sé per i loro strappi, ma senza incidere come nella stagione precedente. Quest'anno, invece, è soprattutto il lusitano ad aver deluso. Il tutto da quando è stato investito con un'armatura forse troppo pesante.
Il fardello della 10
Dopo il rinnovo celebrato in pompa magna nello scorso giugno, quando Leao aveva dimostrato di saper resistere alle sirene inglesi per vestire la gloriosa casacca numero 10 del Milan, era chiaro che l'investitura avrebbe potuto portare o a un'evoluzione definitiva del calciatore a leader totale della squadra o al suo opposto. Quello che, praticamente, sta accadendo in questo momento. La sconfitta interna contro l'Undinese e il pareggio subito in rimonta dal Napoli hanno infatti non solo messo allo scoperto le varie falle dei rossoneri dal punto di vista tattico e della tenuta mentale, ma anche le defaillance del portoghese.
I suoi strappi sono il suo cavallo di battaglia, ed è difficile che non ne sciorini almeno un paio a partita. Eppure, la necessità di disporre di molto spazio davanti a sé per poter aprire il gas e far esplodere al massimo la propria cilindrata è una condizione di base affinché il purosangue portoghese possa davvero essere decisivo. E ultimamente di praterie non ne ha avute troppe a disposizione. Autore di alcune scelte discutibili nei contropiedi avuti a disposizione al Maradona, e poco incisivo a livello individuale sabato scorso a San Siro, Leao sembra entrato in una fase di involuzione.
Sveglia Champions?
A secco in campionato dal 23 settembre scorso, quando approfittò di uno spazio enorme stoltamente lasciato dai difensori del Verona per segnare il suo solito gol in contropiede, Leao è da quel momento stato autore di appena due assist (entrambi nella stessa partita vinta 2-0 sulla Lazio) e poco più. Molto fumo, niente arrosto. Scelte sbagliatissime una volta entrato nella sedici metri avversari, o anche in prossimità dell'area piccola, come accaduto nello 0-0 al debutto in Champions contro il Newcastle in casa, quando optò per un improbabile colpo di tacco poi rimastogli in canna.
Le statistiche di quest'anno sono per lui impietose, così come lo è il gioco di un Milan che in campionato non vince da un mese grazie a un contestatissimo gol di Pulisic in casa del Genoa. L'ultima spiaggia della Champions, domani sera in casa contro il Paris Saint Germain, potrebbe essere quella della salvezza per un ragazzo che viene da un paese di grandi esploratori. Ancora poco incisivo in Europa, Leao potrebbe approfittare degli spazi lasciati da Hakimi e Dembelé, i quali però cercheranno anche di tenerlo basso. Paradossalmente, però, per il Milan non esiste miglior medicina di quella dell'Europa che conta. E potrebbe essere lo stesso per il suo numero 10, oggi dal rossonero troppo sbiadito.