La crisi totale del Milan: quando l'ultima spiaggia arriva nel momento meno opportuno
"Siamo di fronte a un bivio, ora serve il Milan che conosco. Dobbiamo ritrovare noi stessi". Per la stabilità del suo posto di lavoro e non solo, Stefano Pioli non si può permettere il lusso di compromettere la stagione europea dei rossoneri ancor prima della fine di novembre. Eppure è proprio quello che potrebbe succedere se non riuscirà a fare quello che ha detto: ritrovare la propria squadra.
Il 2-2 di Napoli è stato un raggio di sole in mezzo alla tempesta perfetta: due sconfitte consecutive in casa in campionato e la lezione di Parigi impartita dallo stesso Psg che, stasera, potrebbe emettere una sentenza definitiva sulle sorti del tecnico emiliano.
La contestazione
Ciononostante, con la propria squadra sul bordo di una crisi di nervi in campionato e sull'orlo del baratro in Champions League, i tifosi rossoneri hanno trovato il tempo di preoccuparsi del vero ritorno di Gigio Donnarumma in quella che è stata la sua casa.
Vero perché la prima volta che l'ex portiere rossonero è tornato a San Siro lo ha fatto, poche settimane fa, con la maglia della Nazionale e sebbene anche allora sia stato fischiato, l'accoglienza che gli verrà riservata oggi sarà molto più calda: i fischietti e il lancio di dollari faranno da contorno a una maglia creata ad hoc con il 71 sulle spalle.
Per chi non conoscesse il significato speciale di questo numero nella smorfia napoletana, il 71 indica "l'omme e m...", l'uomo di cui, per dirla in maniera educata, non ci si può fidare. Il tutto per buona pace di Luis Enrique che ieri, alla vigilia dell'incontro, ha assicurato che "gli amori contestati sono i più desiderati".
Aspettando i leader
"Donnarumma è un portiere ‘top class’, lo dimostra sempre". L'arrivo sulla sponda rossonera dei Navigli di Mike Maignan ha reso decisamente meno amaro "il tradimento" di Gigio. Protagonista assoluto nello scudetto conquistato nella primavera del 2022, il portierone francese non sta, però, attraversando il suo miglior momento di forma.
"Domani non ci sarà spazio per le emozioni, se giochiamo da Milan possiamo vincere. Dobbiamo ritrovare grinta e fiducia. Il Psg è forte, ma lo siamo anche noi", ha fatto sapere l'ex portiere del Lille che dal Psg è stato formato.
In realtà, Maignan non è l'unico milanista che sta rendendo al di sotto delle proprie possibilità. A cominciare dal suo connazionale, Olivier Giroud, che non ha ancora segnato in Champions quest'anno, e del suo numero 10, Rafael Leao.
La verità è che praticamente tutti i solisti del Milan stanno passando per un momento no che ha finito per contagiare il resto della squadra e quello che è peggio è che i danni provocati da questa prima mini-crisi potrebbero condizionare tutto il resto della stagione.
Acqua alla gola
E già, perché se è vero che la strada da percorrere in campionato è ancora molto lunga, è altrettanto vero che in Champions League cominciano a intravedersi i titoli di coda e il dovere del Milan è fare in modo che scorrano per qualcun altro.
Per riuscirci, però, bisognerà battere stasera il Psg e raccogliere contro Newcastle e Borussia Dortmund quello che i ragazzi di Pioli avrebbero meritato nelle partite disputate a San Siro contro gli inglesi e al Westfalenstadion.
"Se giochiamo come abbiamo fatto nel primo tempo contro il Napoli, abbiamo possibilità di vincere - ha sottolineato Pioli - . Vogliamo dimostrare che il Milan non è quello di sabato, dobbiamo giocare come sappiamo. I nostri tifosi faranno di tutto per incitare la squadra".
La lunga ombra di Ibra
Eppure, il popolo rossonero non ha preso bene che solo otto dei propri beniamini siano andati sotto la curva a salutare i tifosi alla fine della gara persa contro l'Udinese: "I fischi sono giusti, mi assumo le mie responsabilità, devo lavorare di più.- ha ammesso il tecnico rossonero, uno di quelli che ha imboccato il tunnel degli spogliatoi subito dopo il triplice fischio finale - . È un bene che arrivi subito il Psg".
Il rapporto tra Pioli e i tifosi si è, però, incrinato. Lo scorso fine settimana, infatti, anche la Curva Sud, sinora rimasta sempre in silenzio anche nei momenti più difficili, si è unita ai fischi partiti dal resto delle gradinate del Meazza.
La fiducia nel tecnico emiliano è ai minimi storici. Prova ne sia che la società sta seriamente pensando di riportare a Milanello Zlatan Ibrahimovic, il motivatore. Senza dubbio una buona notizia per i tifosi, che lo adorano. Tuttavia, come incasseranno il suo ritorno gli attuali leader dello spogliatoio rossonero?
Maignan non ha lasciato dubbi in merito: "Io non sono il nuovo Zlatan. Io sono Mike, lui è Ibra. Mi sento un leader naturale, ma lo sono anche altri miei compagni. Lo rispetto per quello che ha fatto, ma il passato è il passato".