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L'arma segreta Benjamin Pavard, il Bastoni di destra: l'uomo in più della nuova Inter di Inzaghi

Raffaele R. Riverso
Non solo classe, la grinta di Benjamin Pavard
Non solo classe, la grinta di Benjamin PavardAFP - Flashcore
Il difensore francese, messo ko in autunno da una lussazione alla rotula, è diventato in pochissimo tempo una colonna portante della rinnovata filosofia tattica nerazzurra: tutti devono saper attaccare. E lui lo sa fare proprio bene.

Simone Inzaghi si è giocato tutta la propria stagione su una bandiera, quella francese. L'accordo a parametro zero, raggiunto in inverno, con Marcus Thuram ha, infatti, dato al tecnico dell'Inter la possibilità di concentrare gli sforzi economici del club nerazzurro sul sostituto di Milan Skriniar.

E, su questo fronte, il tecnico emiliano non ha mai avuto dubbi. L'uomo giusto per la sua nuova Inter aveva il profilo tecnico tattico di Benjamin Pavard. E già, perché Inzaghi, nonostante fosse reduce da una finale di Champions League, non si è accontentato del suo vecchio canovaccio.

In vista della stagione attuale aveva, infatti, già preparato un'ambiziosa sceneggiatura che prevedeva l'aggiunta alla propria linea difensiva di un calciatore che potesse ripetere a destra i movimenti, sia difensivi che offensivi, ai quali Alessandro Bastoni ci ha abituato a sinistra.

Serviva, insomma, un altro calciatore in grado di essere affidabile nelle chiusure, grazie a un eccellente senso della posizione, e, allo stesso, tempo che avesse la leggerezza, la velocità e le nozioni basiche per proiettarsi in avanti diventando, così, l'uomo in più della manovra d'attacco nerazzurra.

Solo un difensore?
Solo un difensore?Flashscore

Insomma, un terzino con anima e piedi da centrale: Benjamin Pavard, appunto. Collocare in maniera fedele alla realtà la sua posizione su una lavagna tattica è compito arduo perché sai da dove comincia, ma non dove finisce. Ed è proprio questa sua imprevedibilità, resa meno pericolosa dalle sempre attente coperture di Matteo Darmian, ad averlo trasformato nell'arma letale di Inzaghi.

A tal punto da aver messo la propria firma sulla fuga dell'Inter in campionato in appena una settimana. Dal miracoloso salvataggio di Firenze, alla brillante sforbiciata alla Parola che ha provocato l'autorete di Federico Gatti nel big match di San Siro contro la Juventus. E se n'è accorto anche l'Atlético Madrid, martedì scorso.

E così, un semestre più tardi, i 30 milioni pagati per lui dall'Inter assumono i contorni di un vero e proprio affare. Anche perché il club nerazzurro aveva bisogno di aggiungere al proprio scacchiere un calciatore dalla sua caratura internazionale: campione del mondo con la Francia, campione di tutto con il Bayern Monaco.

E, ora, l'obiettivo è quello di ripetersi con l'Inter: "Prima di una partita penso a come vincerla ed essendo un difensore a come non prendere gol. Poi amo festeggiare con i tifosi: gioco le partite per vincerle, gioco a calcio per vincere titoli. Per questo ho sempre sognato di diventare un calciatore. Da piccolo guardavo tutte le grandi squadre alzare i trofei, non gioco a calcio per i soldi, piuttosto per i trofei, è questo che mi spinge a scendere in campo, voglio essere fiero di me stesso a fine carriera".

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