Il virus Champions, o come (quasi) tutte hanno steccato a cavallo dei quarti
L'Inter che calpestava con rabbia l'erba verdissima del Da Luz è sembrata un ricordo di anni e non di giorni ieri sera a San Siro, dove il Monza si è imposto con il cinismo degli astuti ma anche con la freschezza di chi disputa una partita a settimana. La squadra di Simone Inzaghi, che ha ribadito quanto la sua concretezza nei momenti in cui non deve fare la partita contrasti con una certa negligenza quando deve essere protagonista, ha effettivamente due facce diverse in Europa e in Italia, ma ha rispettato un trend globale per le italiane partecipanti ai quarti di finale della Champions League.
Oltre a essa, infatti, anche Milan e Napoli hanno lasciato punti contro le rispettive avversarie. In modalità diverse, rossoneri e azzurri hanno comunque mancato l'occasione di benedire il weekend con una vittoria, a riprova di un'evidente stanchezza fisica e mentale dopo le fatiche europee.
Turnover indigesti
Se Inzaghi ha fatto davvero pochi cambi rispetto ai soliti titolari, con Asllani e Correa come principali esperimenti in due ruoli chiave, Stefano Pioli ha invece rivoluzionato tutta la propria squadra. Un'esagerazione, visto che a parte il portiere Maignan, dal primo minuto della sfida in casa del Bologna non è partito nessuno dei titolari che avevano affrontato il Napoli mercoledì in Champions. L'1-1 finale rimediato al Dall'Ara, contro una squadra come quella di Thiago Motta che negli ultimi mesi si è affermata come una delle realtà più interessanti del campionato. Si è rivelata dunque eccessivamente azzardata l'idea dell'allenatore rossonero di cambiare 10/11 della formazione che aveva battuto i partenopei in Champions. È vero che alcuni dovevano recuperare, ma il cambio totale di pedine in campo non ha assicurato l'armonia giusta per fare risultato pieno.
Per Spalletti, il discorso era diverso. Obbligato a schierare in attacco un Raspadori in pessime condizioni, l'allenatore del Napoli ha fatto rifiatare dall'inizio cinque titolari, utilizzando invece Kim e Anguissa, che in Champions non ci saranno per squalifica. Il doppio catenaccio di un ordinatissimo Verona, unito alla mancanza di coesione vissuta tra molti giocatori dalla cintola in su ha contribuito a uno 0-0 finale che solo l'irruzione del solito Osimhen avrebbe potuto spaccare. A spaccarsi, invece, è stata la traversa colpita dal nigeriano nell'unico tentativo di tiro degli azzurri, i quali hanno risentito di un turnover ragionato ma obbligato in un contesto molto esigente.
Le eccezioni di City e Real
In ultima istanza, va infatti ricordato che persino il Bayern, il Chelsea e il Benfica hanno risentito delle fatiche europee. I bavaresi sono stati fermati sul pari in casa dall'Hoffenheim, una squadra che lotta per non retrocedere, mentre inglesi e portoghesi hanno addirittura perso, con Lampard beffato in casa da De Zerbi e Schmidt sconfitto in casa del modestissimo Chaves, formazione di metà classifica del campionato portoghese.
Le uniche eccezioni, che mai come stavolta confermano la regola, sono il Manchester City e il Real Madrid, le quali hanno sconfitto rispettivamente Leicester e Cadiz dall'alto della loro estrema qualità. Due casi, appunto, eccezionali da ogni angolo, anche perché si tratta delle due squadre con più opzioni di andare avanti in Champions. Anche Guardiola e Ancelotti hanno fatto accorgimenti nei loro undici iniziali, ma tra solidità mentale ed esperienza per loro nulla è cambiato.
L'unica certezza è che il virus Champions è più vivo che mai, e solamente chi ha un sistema immunitario solido e vigoroso può davvero conviverci, sudare, debellarlo e tirare dritto per la propria strada senza risentirne.