Il Benfica delle meraviglie ha ancora fame: dopo Psg e Juve, c'è l'Inter nel mirino
Il Benfica delle meraviglie ha perso. Viva il Benfica. La sconfitta è arrivata all'improvviso, proprio prima di ricevere la visita dell'Inter al Da Luz nell'andata dei quarti di finale di Champions League. Nel bicchiere mezzo pieno dei tifosi nerazzurri c'è la speranza che il passo falso degli Encarnados nel Clássico contro il Porto possa essere il primo segnale di una mini crisi. In quello mezzo vuoto la consapevolezza che si tratta della seconda sconfitta incassata dai lusitani in questa stagione e che di questo passo la prossima dovrebbe arrivare nella prossima stagione.
In mezzo c'è la virtù, ossia il realismo di Roger Schmidt, un allenatore a cui i fronzoli piacciono solo in campo e non devono mai essere fini a sé stessi, ma finalizzati a migliorare la prestazione della propria squadra: "Perdere qualche partita fa parte del gioco. Sì, è vero, abbiamo perso una gara importante, ma prima ne avevamo vinte molte". Ineccepibile.
E, del resto, come dare torto a un allenatore che, oltre a dominare il campionato portoghese (nonostante la sconfitta nello scontro diretto, i punti di vantaggio sui Dragoes sono ancora 7), si è concesso il lusso di vincere il proprio girone di Champions League costringendo il Paris Saint Germain al secondo posto (e quindi a un sorteggio ben più duro, leggi Bayern Monaco) ed eliminato la Juventus di Massimiliano Allegri, caduta sotto i colpi dei portoghesi sia a Torino che a Lisbona e retrocessa così in Europa League.
Risultati a parte sono le sensazioni trasmesse dalla squadra a suggerire che la sconfitta contro il Porto possa essere un semplice incidente di percorso, sebbene è indubbio che da questo momento in poi tutte le partite sono importanti e le gambe possono cominciare a tremare anche a chi sinora non si era mai ritrovato a balbettare.
Eppure, quest'anno, il Benfica si è abituato a fare di necessità virtù, uscendone sempre più forte di prima. È successo per la prima volta la scorsa estate, quando il Liverpool ha chiesto e ottenuto il permesso di portarsi Darwin Núñez ad Anfield Road, e per la seconda nell'ultimo sospiro del mercato invernale, quando il Chelsea, nonostante il no del presidente Manuel Rui Costa ha strappato di prepotenza Enzo Fernández a Schmidt.
In entrambi i casi, come dicevamo, dall'interminabile cilindro biancorosso sono usciti Gonçalo Ramos e Chiquinho che hanno avuto il merito di non far rimpiangere nemmeno per una partita i propri predecessori, consentendo al Benfica di godersi fino in fondo gli oltre 200 milioni incassati con due sole operazioni.
A pagare sulla propria pelle in Europa il gran lavoro di Schmidt, dopo Psg e Juve, è stato il Brugge che ha chiuso la doppia sfida degli ottavi di finale con un passivo complessivo di sette gol subiti (e solo uno segnato). Ora tocca all'Inter e il tecnico tedesco ha già fatto sapere che non si fida affatto dei risultati ottenuti recentemente in campionato dai nerazzurri: "Non fanno testo, la Champions League è tutta un'altra storia".
Tra i leader del Benfica delle meraviglia c'è anche un ex interista, Joao Mario che a San Siro - e più in generale in giro per il vecchio continente - non è mai riuscito a esprimersi ai livelli fatti vedere prima con lo Sporting e adesso con il Benfica: "È un calciatore chiave e un leader. È il nostro secondo capitano e sta attraversando un periodo di forma fantastico che gli ha permesso di essere protagonista di una grande stagione. Un giocatore completo, affidabile dal punto di vista tattico e vero e proprio leader che è ciò di cui abbiamo bisogno".
Quello che Roger Schmidt si è dimenticato di dire è che, grazie alla sua cura, il trequartista portoghese ha scoperto di poter essere devastante anche negli ultimi 16 metri di campo. I 23 gol e i 12 assist messi a referto nei 42 incontri stagionali disputati lo rendono uno degli uomini più pericolosi per la squadra di Simone Inzaghi che per entrare in semifinale dovrà fare una vera e propria impresa svegliando i rossi di Lisbona dal loro bellissimo sogno.