Di Lorenzo e Lautaro, capitani coraggiosi che non si arrendono nelle difficoltà
Portare la fascia elastica sul braccio sinistro non è certo una formalità. Giovanni Di Lorenzo e Lautaro Martinez ne sono consapevoli. E sono stati proprio loro che nelle enormi difficoltà palesate ieri sera a Braga e a San Sebastian dal Napoli e dall'InterInter, le imbarcazioni che comandano, hanno preso il mano il timone per non farle affondare.
Se, infatti, i partenopei si sono imposti in Portogallo e i nerazzurri non hanno capitolato in Spagna, è principalmente grazie all'operato dei loro capitani, apparsi sia sul tabellino dei marcatori ma soprattutto venuti fuori con il loro carisma nel momento del bisogno, suonando la carica con l'animo di chi non si arrende mai. Anzi. Di chi si esalta nelle difficoltà.
Un terzino onnipresente
A 30 anni, la maturità del terzino destro del Napoli, che poco più di un anno fa raccoglieva la fascia di capitano dal braccio di Lorenzo Insigne, è ormai una certezza. Anzi. Sembra che il limite di rendimento Di Lorenzo non l'abbia ancora raggiunto, visto che di partita in partita le sue risorse sembrano aumentare. Il toscano è l'unico elemento del Napoli che non ha risentito del cambio in panchina tra un fine stratega come Luciano Spalletti e un tecnico allo sbando come Rudi Garcia. E il suo gol che ha sbloccato la partita di ieri, arrivato per altro nel modo goffo di un sinistro di contro balzo, ne ha confermato lo status di indiscutibile.
Parte dalla linea della difesa ma poi sfreccia per tutta la fascia, inserendosi anche all'interno. Spalletti gli ha cucito addosso questo ruolo di onnipresente, di 4X4 sull'out destro, senza disdegnare di farsi trovare a volte anche in mezzo all'area avversaria per fare da centravanti aggiunto. La sua potenza, la sua duttilità tattica e la sua tecnica di base lo rendono un elemento polivalente ad altissimi livelli. E ieri, se il Napoli ha vinto è principalmente per merito, suo, dato che il cross di Zielinski buttato in porta da Niakate era destinato a lui, l'unico uomo azzurro presente in area avversaria a tre minuti dal 90esimo minuto. Un terzino onnipresente e decisivo.
Toro indomabile
Campione del mondo, seppur da riserva di Julian Alvarez, Lautaro è tornato l'anno scorso dai Mondiali con la consapevolezza di dover aumentare la forza delle sue spalle. E da buon Toro qual è ha fatto leva sulla sua umiltà e sulla sua abnegazione per diventare il traino di un'Inter che prima ha trovato la finale di Champions League e adesso domina in Italia. E principalmente grazie alla sua abilità nell'interpretare il ruolo di collante tra centrocampo e attacco, dove orbita favorendo gli inserimenti dei compagni.
Catalizzatore del gioco, nella pessima serata nerazzurra di Anoeta era stato lui a generare l'azione del gol poi annullato a Thuram. Poi, rimasto in campo fino all'ultimo per dare l'esempio, ha trovato il guizzo del pari con un gol da autentico centravanti, dimostrando di saper essere anche un terminale offensivo affidabile. Anche lui, a tre minuti dal 90esimo. Il momento dove attorno tuona la tempesta e per poter uscirne fuori serve il coraggio dei capitani. Il coraggio dei trascinatori.