Champions League, l'ex Joao Mario, incubo dell'Inter e uomo chiave del Benfica
Ci sono pochi giocatori che in Portogallo hanno vestito le maglie di Porto, Sporting e Benfica, ossia le tre grandi del calcio lusitano. Il trentenne Joao MarioJoao Mario è uno di questi, ed è oggi uno dei principali spauracchi di un'Inter che dovrà recarsi al Da Luz nelle vesti di squadra allo sbaraglio, almeno per quanto stanno dimostrando i risultati attuali.
Perché le Aquile di Lisbona sono in procinto di vincere un altro titolo nazionale, che sarebbe il 38esimo in totale, e spiccano per essere una delle rappresentative più virtuose del bel calcio in Champions League. Tra i principali protagonisti di quest'annata così importante per i lusitani, capaci di lasciarsi dietro Psg e Juventus nella fase a gironi di Champions, c'è appunto l'ex interista, il quale vorrà prendersi un'importante rivincita sulla squadra che lo scaricò alla fine della stagione 2018-19, facendogli fare addirittura le valigie per la Russia, dove giocò nel Lokomotiv Mosca.
Oggi elemento indispensabile per il calcio fluido e attraente del demiurgo tedesco Roger Schmidt, principale artefice dal punto di vista tattico dell'ottima annata del Benfica, il classe 1993 è il terzo giocatore per minutaggio della squadra lisboeta, della quale è anche il secondo miglior marcatore dietro il centravanti Goncalo Ramos, autore di 25 reti, appena due in più del centrocampista. Schierato normalmente nel corridoio destro, dove svolge in modo compito la sua funzione di ala moderna tra affondi in fascia e accentramenti per associarsi con i compagni, colui che nell'Inter era stato provato in varie posizioni ma senza successo è arrivato al culmine della carriera.
Se in campionato è per ora il capocannoniere dopo aver realizzato ben 17 reti, le stesse del compagno di squadra Ramos, in Champions Joao Mario ha timbrato il cartellino in sei occasioni nelle otto partite disputate. Elemento cardine del gioco di Schmidt, che di lui non fa praticamente mai a meno, il portoghese vuole togliersi l'ultima soddisfazione di un periodo eccezionale: far fuori la squadra che non ha creduto in lui. Pagato ben 45 milioni, il nativo di Porto non aveva sentito la fiducia giusta in nerazzurro, anche se va ricordato che quel periodo (dal 2016 al 2019) non fu certo il migliore per la società meneghina.
Oggi, arrivato alla piena maturità, saluterà il suo ex compagno Brozovic nella stretta di mano a centrocampo e poi andrà a cercare capitan Handanovic. Poi, lascerà da parte i ricordi e trasformerà la sua rabbia in energia positiva per continuare sulla scia di una stagione spettacolare.