Coppa d'Africa, le quattro semifinaliste: dalla Nigeria di Osimhen agli "Elefanti" ivoriani
La prima semifinale: Nigeria-Sudafrica
Nigeria: la leadership di Osimhen
Le Super Aquile sono la tipica squadra guidata da un giocatore eccezionale con la vittoria nel destino. Proprio come Diego Armando Maradona nella Coppa del Mondo del 1986 o Ronaldo nel 2002.
"Ho vinto con il Napoli, ho fatto la storia, ma non importa cosa ho ottenuto, non importa quanti gol ho segnato. Se vincerò la Coppa d'Africa avrò ottenuto tutto", ha assicurato Victor Osimhen in dichiarazioni raccolte dall'AFP all'inizio del torneo.
L'uomo con la maschera si dedica totalmente alla sua squadra, aiutando gli altri a segnare, vedi i 3 gol di Ademola Lookman, pressando con ferocia e galvanizzando i propri compagni.
Con lui e una difesa molto stabile che ha subito un solo gol nella competizione, i nigeriani, in semifinale per la 16esima volta in 20 partecipazioni alla CAN, sono favoriti a vincere quella che sarebbe la loro quarta stella dopo quelle del 1980, 1994 e 2013.
Sudafrica: il blocco del Mamelodi
Con otto titolari che giocano nello stesso club, il Mamelodi Sundowns, una delle migliori squadre africane, i "Bafana-Bafana" (i ragazzi) si affidano a un'abitudine collettiva rara e preziosa in nazionale.
Il quintetto difensivo sudafricano è interamente formato dai "brasiliani" (la casacca della squadra della township di Pretoria copia quella della "Seleçao": giallo, verde e blu): Khuliso Mudau, Grant Gomolemo Kekana, Mothobi Mvala e Aubrey Modiba davanti a Ronwen Williams.
Il portiere dei Sundowns ha dimostrato contro Capo Verde nei quarti di finale (0-0, 2-1 ai rigori) di essere uno dei migliori estremi difensori del continente, parando quattro penalty e compiendo numerose parate nel corso della partita, tra cui una eccezionale nei tempi supplementari.
Ma la formazione del tecnico belga Hugo Broos, che ha già vinto il titolo sulla pachina del Camerun nel 2017, non è cambiata molto dall'inizio del torneo e la stanchezza potrebbe impedire al Sudafrica vincere la sua seconda stella dopo quella conquistata nel 1996.
La seconda semifinale: Costa d'Avorio-Repubblica Democratica del Congo
Costa d'Avorio: una fede che può rovesciare le montagne
I libri di calcio hanno già raccontato questo tipo di impresa: una squadra che sfiora il disastro al primo turno e che, poi, finisce per vincere il torneo. Dall'Italia ai Mondiali del 1982 al Portogallo a Euro 2016 la lista è lunga...
La Costa d'Avorio è stata l'ultima squadra a essere ripescata dopo la memorabile batosta per 4-0 subita contro la Guinea Equatoriale, ma da allora sono stati sostenuti dalla fede dei "risorti", parola ripetuta dal loro nuovissimo allenatore Emerse Faé.
Da quando l'ex assistente è subentrato a Jean-Louis Gasset, la sua squadra ha superato due turni, pur trovandosi in una posizione molto svantaggiata.
Hanno battuto i campioni in carica del Senegal ai rigori (1-1, 5-4 ai rigori), pareggiando nei minuti finali, e soprattutto hanno ribaltato nei quarti di finale il Mali (2-1 ai supplementari), che aveva dominato l'incontro, con due gol in extremis: al 90esimo e, poi, all'ultimo minuto dei tempi supplementari.
Questi incredibili risultati hanno permesso a un intero Paese di rimettersi a sognare la terza stella, dopo quelle vinte nel 1992 e nel 2015, proprio quando nessuno se lo sarebbe mai aspettato.
Repubblica Democratica del Congo: forza fisica
La risorsa numero uno dei Leopardi rimane la forza fisica, soprattutto in difes. Una qualità personificata da Chancel Mbemba, che è anche il leader mentale della squadra.
La partita del girone contro il Marocco (1-1) lo ha dimostrato perfettamente: nel caldo del pomeriggio (il calcio d'inizio era alle 14) ivoriano, la Repubblica Democratica del Congo, a differenza dela squadra rivale, aveva ancora molte energie anche nell'ultima mezz'ora della partita.
Le parole del loro allenatore Sébastien Desabre, il cui progetto di ricostruzione della squadra sta procedendo più velocemente del previsto, non lasciano dubbi sulla sua filosofia: "La CAN delle sorprese? Direi che è la CAN del lavoro duro", ha assicurato, riferendosi alla "determinazione dei nostri valorosi soldati (...) che sono difficili da affrontare".
Dopo quattro pareggi, la sua squadra ha finalmente vinto nei tempi regolamentari contro la Guinea (3-1) nei quarti di finale e sogna di rinverdire i fasti di un Paese che non solleva il trofeo da 50 anni: nel 1968 lo fece con il nome di Congo-Kinshasa e nel 1974 come Zaire.