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ESCLUSIVA - Vesely, il leader silenzioso del Barça: "Mirotic e Belinelli sono spettacolari"

Raffaele R. Riverso
La grinta Jan Vesely, trascinatore del Barça nell'ultimo Clásico contro il Real Madrid
La grinta Jan Vesely, trascinatore del Barça nell'ultimo Clásico contro il Real MadridProfimedia
Alla vigilia della sfida contro l'Olimpia Milano, che precede di una settimana quella contro la Virtus Bologna, il fuoriclasse ceco si è confidato in esclusiva con Flashscore News.

L'unico momento in cui perde il sorriso è quando gli chiediamo di raccontarci un po' della sua tappa in NBA: "Bah... È passato tanto tempo... Molte cose nemmeno le ricordo... No, non è stata una bella esperienza". Tornando in Europa, Jan Vesely ha recuperato non solo il sorriso, ma anche e soprattutto il suo basket e la voglia di continuare a stupire. Partita dopo partita.

Lo spilungone ceco si è, così, guadagnato sul campo la stima dei suoi colleghi, diventando il leader di uno dei club più importanti del vecchio continente, il Barcellona, come dimostra la straordinaria prestazione con la quale ha mandato al tappeto i campioni d'Europa del Real Madrid

Come si sente nei panni di trascinatore?

"Vista la carriera e la mia esperienza penso che sia una cosa che è arrivata in maniera naturale. Cerco di aiutare i miei compagni a migliorarsi. Ogni giorno. E, poi, quest'anno, la situazione è diversa perché abbiamo meno giocatori con grande esperienza in Eurolega".

La giusta definizione potrebbe essere "leader silenzioso".

"In realtà, ogni tanto, mi piace anche fare rumore. Ma è vero che non sono una persona a cui piaccia parlare tanto. Detto questo, quando sento che il momento è quello giusto mi piace parlare anche davanti a tutti, ma in generale preferisco aiutare personalmente un compagno quando mi accorgo che non riesce a trovare la soluzione al suo problema. Quando serve, però, non mi faccio problemi a gridare sia in allenamento che durante le partite".

Venerdì sera, l'ex leader e capitano del Barça, Nikola Mirotic, potrebbe fare il suo ritorno in campo, dopo l'infortunio. Cos'ha imparato da lui?

"Entrambi abbiamo imparato l'uno dall'altro. È un giocatore "speciale": grande tiratore da tre, ma decisivo anche dal post basso. Posso dire di aver giocato con un grande giocatore. La sua capacità di usare il corpo è davvero spettacolare. Avevamo una grande relazione".

Il calendario del Barça
Il calendario del BarçaFlashscore

Certo che l'Olimpia, che ha un disperato bisogno di vincere, sarebbe ancora più pericolosa con lui in campo.

"Sarà un match molto fisico, come sempre contro di loro. Muovono la palla bene e hanno guardie molto forti che sono pericolose da tre. Al Palau hanno segnato un sacco di triple. Mi aspetto la stessa partita di allora. Per quanto riguarda Niko, non è facile tornare e giocare subito al 100% dopo un infortunio. Ma credo che alla lunga la sua esperienza e la sua qualità li aiuterà a migliorare".

Si aspettava una Virtus così in alto, con un Belinelli che sta vivendo una seconda gioventù dopo l'avventura in Nba?

"No, non me l'aspettavo anche se hanno fatto degli ottimi ingaggi. Hanno dimostrato di appartenere a questa competizione. Ed è bello rivedere (Barça-Virtus è in programma il 31 gennaio, ndr) squadre che non c'erano da tanto in Eurolega e soprattutto vederli giocare così bene. Sono molto contento per loro. Belinelli ha dalla sua esperienza e mani spettacolari. A volte, quando vedo qualche suo video penso che non è possibile fare quello che fa lui".

I numeri dicono che si sente più a suo agio più in Eurolega che non in campionato. È solo un'impressione?

"Con un calendario del genere, tra Eurolega e Liga ACB cerchiamo di gestire al meglio i minuti. Non ci sono partite facili, ma quando una gara comincia a diventare più semplice, il coach prova a far riposare chi gioca di più".

È dovuto a questo la sua assenza nelle ultime gare di campionato?

"Sì è per questa ragione, per far riposare il corpo".

La vetta della classifica della Liga ACB
La vetta della classifica della Liga ACBFlashscore

A dominare sia in Spagna che in Europa è il Real Madrid. Nell'ultima sfida, però, ha dimostrato che il Real si può battere. Come si fa? Perché la sensazione è che anche quest'anno il rivale da battere su tutti i fronti saranno loro.

"Certo. Sono i campioni d'Europa in carica e affrontiamo ogni partita contro di loro con una grande motivazione. Vogliamo batterli. Ma non è semplice perché con loro se perdi la concetrazione e la motivazione anche solo per due minuti ti ribaltano la partita".

Fondamentale, per riuscirci, l'intesa dell'asse ceco Satoransky-Vesely. Quant'è importante e bello giocare con un amico?

"È una delle ragioni che mi ha fatto scegliere il Barcellona. Volevo giocare con lui anche in un club. Ero curioso e ora posso dire di essere contento di averlo fatto. Oramai ci capiamo al volo e quando è così diventa facile spiegarsi anche con i compagni".

 

Czech connection
Czech connectionProfimedia

E proprio con Sato, passiamo alla nazionale. La qualificazione all'Eurobasket comincia presto. Soltanto una squadra verrà eliminata. Qual è il rivale meno ostico per la Repubblica Ceca?

"Ripeto, non ci sono partite facili. Per quanto riguarda la Grecia, bisogna vedere con chi giocheranno e con chi giocheremo, ma direi che è sicuramante la squadra più forte del girone. Tra Gran Bretagna e Olanda, invece, non saprei proprio chi scegliere. Saranno partite dure perché il loro roster è sempre al completo e giocano un basket aggressivo. Non sarà facile".

Qual è il suo obiettivo in nazionale?

"Qualificarsi all'Eurobasket e vedere cosa succede al torneo. Abbiamo un gruppo di giocatori molto esperto. Giochiamo assieme da più di 10 anni e credo proprio che per molti di questa generazione sarà l'ultimo torneo importante".

I prossimi impegni della Repubblica Ceca
I prossimi impegni della Repubblica CecaFlashscore

Quanto le fa male non esserci alle Olimpiadi?

"Onestamente non più di tanto. Certo è stata una grande esperienza partecipare ai Giochi, ma dobbiamo essere coscienti delle nostre qualità. Qualificarci alle Olimpiadi è stata una cosa davvero molto speciale.  Eravamo tutti in un grande momento fisico e mentale, ma non è facile qualificarsi sempre. Non siamo la Serbia. È chiaro che mi paicerebbe essere lì, ma bisogna anche essere realisti".

Chi è stato l'allenatore più importante della sua carriera?

"Ho avuto un sacco di bravi allenatori. Senza di loro non sarei riuscito a fare quello che ho fatto. Quando avevo 16 anni e giocavo a Ostrava, il mio coach, Dusan Hrdlicka, mi disse che se volevo giocare ai più alti livelli avrei dovuto lasciare la Repubblica Ceca e mi sarei dovuto confrontare con coach e giocatori più forti. Lui è stato, senza dubbio, uno di questi. La stessa cosa mi è successa in Slovenia con Miro Alilovic e al Partizan, a 18 anni, con Dusko Vujosevic. E che dire di Zeljko Obradovic: quando sono tornato dagli States non stavo attraversando un gran momento, ma lui mi ha dato l'opportunità di giocare nel suo Fenerbahce. Il resto è storia e potrei dire la stessa cosa degli altri allenatori che ho avuto dopo di lui. Non posso sceglierne uno solo perché sono stati tutti fondamentali in quel preciso momento della mia carriera".