Domata dalla Juventus, l'Atalanta cercherà la grande rivincita nella sua prima finale europea

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Domata dalla Juventus, l'Atalanta cercherà la grande rivincita nella sua prima finale europea

La delusione degli atalantini
La delusione degli atalantiniAFP
Gasperini, che si è visto denudato dall'accortezza tattica di Allegri, punta al riscatto continentale tra una settimana

Il capo un po' chino, e forse anche il morale. Queste le sembianze dell'Atalanta sconfitta ieri sera nella finale di Coppa Italia contro la Juventus. Una finale nella quale, senza che risultasse paradossale, i bergamaschi sembravano favoriti sui bianconeri per via dell'ottimo momento di forma che stavano vivendo. Eppure, al momento della verità, la sicurezza è sfuggita di mano. Anzi, di testa. Perché il gol preso al quarto minuto con una linea difensiva allineata peggio di una riga tracciata su un foglio A4 da un bambino delle elementari senza righello è stato senza dubbio frutto di disattenzione.

Senza sconfitte dal 18 aprile scorso, ossia dall'inutile e indolore 1-0 subito ad Anfield nel ritorno dei quarti di finale di Europa League, gli uomini di Gian Piero Gasperini hanno dovuto sorseggiare l'amaro calice dell'occasione mancata. Perché la finale della coppa nazionale era sulla carta quella più fattibile, visto che la Juve vista nelle ultime settimane sembrava una squadra demotivata e invertebrata. E, invece, quando ha dovuto incidere lo ha fatto, mettendo a nudo le incertezze dei nerazzurri.

Appannati

E, invece, la poca concretezza offensiva e le disattenzioni nelle retrovie hanno punito i bergamaschi, che non possono di certo appigliarsi all'assenza di Scamacca per giustificare la debacle dell'Olimpico. Il loro attacco intercambiabile, infatti, non risente della mancanza di un centravanti. E ieri sera a mancare sono stati soprattutto i guizzi sulla trequarti avversaria, con De Ketelaere apparso nuovamente il timido pulcino inzuppato dalla pioggia in versione milanista e non l'Attila che aveva bruciato l'erba contro la Roma pochi giorni prima.

Vuoi per mancanza d'esperienza in scenari importanti, vuoi per la grande ansia da prestazione in una partita che sarebbe valsa il primo trofeo della sua storia dopo l'unica Coppa Italia vinta nel 1963, la Dea è scesa all'Olimpico con una faretra di frecce sparate a salve, senza dare prova della sua rinomata precisione ed efficacia offensiva. Terzo attacco della Serie A con 65 reti e quinto dell'Europa League con 22 centri, la squadra nerazzurra ha da sempre spiccato per la sua facilità nell'andare in rete in più modi. E per avere il meglio sul Bayer Leverkusen, dovrà essere più concreta del solito, visto il valore dei tedeschi, attualmente imbattuti e tra le migliori squadre d'Europa.

La forma recente dell'Atalanta
La forma recente dell'AtalantaFlashscore

Senza De Roon?

A praticamente una settimana dalla partita della vita, l'Atalanta deve leccarsi le ferite e, soprattutto, trovare dentro di sé la forza per finire al meglio il campionato, dove merita il quinto posto, e soprattutto prepararsi alla grande sfida di Dublino contro le indomabili Aspirine targate Xabi Alonso. E potrebbe doverlo fare senza Marten De Roon, il principale collante della squadra nerazzurra. Braccio destro del Gasp in campo, l'olandese è un elemento essenziale nelle partite spigolose.

La sua assenza è qualcosa di possibile, visto il dolore che lo ha accompagnato dopo il dolore al flessore al momento di chiudere su Vlahovic in un contropiede. E senza dubbio la mancanza del ringhioso olandese potrebbe storcere i piani di Gasperini, che conta su un gruppo di giocatori intercambiabili, ma che ha nel roccioso mediano un elemento insostituibile dal punto di vista del carisma e della solidità mentale.

Perché, per andare a caccia in Europa, e contro il più forte degli animali in questo momento, la Dea dovrà usare le sue frecce più appuntite e meglio arrotate. E, ovviamente, non mancare la mira quando avrà le rare occasioni di poterla prendere. E senza l'olandese, capitano, principale scudo e leader spirituale, l'impresa di fare lo scherzo alla realtà più devastante del calcio europeo attuale potrebbe essere ancora più ardua.