OPINIONE: come la morte di Senna ha cambiato per sempre la Formula 1

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OPINIONE: come la morte di Senna ha cambiato per sempre la Formula 1

Ayrton Senna
Ayrton SennaProfimedia
Incidenti fatali, tragedie sfiorate. Il circus iniziò a pensare a una rivoluzione soltanto dopo la morte del brasiliano. Una rivoluzione che aumentò finalmente la sicurezza dei piloti, determinando però anche la fine dell'"epoca romantica".

"Ayrton per noi piloti era Dio, e vedere Dio andarsene è stato terribile. Per me c'è stata una vita prima e dopo il 1° maggio 1994″.

Così Eric Comas ricorda il grande pilota brasiliano, che a lui aveva salvato la vita due anni prima di perdere la sua. Era il 28 agosto 1992, sul circuito di Spa, in Belgio. Il pilota francese è alla guida della sua Ligier nelle prove del venerdì, perde il controllo della monoposto e si schianta contro le barriere al Blanchimont. Perde i sensi e sviene, con il piede bloccato sul pedale dell'acceleratore e il motore che sale di giri. 

Passa Ayrton, vede la scena. Ferma la macchina, sgancia le cinture, scende dalla vettura e si precipita da Comas. Osserva, spegne il motore della monoposto che rischiava di esplodere, poi apre la bocca di Comas che rischiava di strozzarsi, così come aveva appreso dal suo medico Sid Watkins. Gli salva la vita.

"Senza il suo aiuto la mia Ligier sarebbe esplosa, sarebbe stato così se non avesse spento il suo motore, e sarei rimasto soffocato dalla mia stessa lingua se non mi avesse sostenuto il collo mentre ero privo di sensi. Mi aiutò quando persino il mio compagno di squadra aveva tirato dritto. Aveva un cuore pure e straordinario".

Due anni dopo, Imola. Ayrton è fermo al muro del Tamburello, Comas non lo sa e parte per il suo giro di qualifica a gara ferma. Passa di fronte alla fatidica curva, vede una Williams contro il muro, guarda il casco - è gilallo è verde: è il pilota suo salvatore e suo amico. Vorrebbe scendere per aiutarlo ma sono già arrivati i medici, arriva un'ambulanza, sopra la sua testa il rumore di un elicottero. "Fermo la Larrousse - ricorda Comas -, scendo dalla macchina, e capisco che Ayrton aveva avuto l'incidente, vedo il suo corpo sull'erba, sto per avvicinarmi. I dottori dell'ambulanza mi fanno sedere nell'ambulanza e ho capito subito che era la fine, senza che nessuno me lo dicesse".

Comas rientra ai box sconvolto e prende una decisione drastica: "Decisi di non correre, non rientrai in gara, lasciai il circuito. Mentre ero in aeroporto davano le immagini dell'incidente, poco prima di salire sull'aereo arrivò la notizia. Decisi di ritirarmi immediatamente dalla Formula 1. Non volevo correre più, il patron del team mi convinse a continuare la stagione. Ma alla fine del 1994 lasciai per sempre".

Anno zero

La morte di Ayrton non cambiò solo la vita di Eric Comas, ma cambiò per sempre la Formula 1. Il giorno prima della morte del brasiliano, un altro pilota aveva perso la vita a Imola, l'austriaco Roland Ratzenberger. Se per per il primo fu fatale un pezzo di puntone della sospensione che schizzò centrandolo sulla visiera, per Ratzenberger  lo fu l'alettone inferiore finito sotto le gomme che gl impedì di frenare ma anche di sterzare. Due dinamiche diverse ma, come aveva dimostrato anche la tragedia sfiorata di Comas, stessa conclusione: la Formula 1 è pericolosa. 

Nel 1989 era stato un altro austriaco, Gerhard Berger, a finire con la sua Ferrari contro il muro di quel maledetto Tamburello in cui perderà la vita il brasiliano, con l'auto che prese fuoco. Per fortuna in quel caso la squadra antincendio della CEA riuscì a domare le fiamme in 20 secondi consentendo ai medici di arrivare sul posto e salvare la vita al pilota del Cavallino. Sette anni prima avevano perso la vita Riccardo Paletti e il mito della Ferrari, nonché mito dello stesso Senna che aveva il suo poster in camera, Gilles Villeneuve.

La Formula 1 si era illusa per più di un decennio da quei tragici incidenti di aver solo passato dei momenti sfortunati, in realtà - come dimostrano le tragedie sfiorate - era stata solo fortunata. A riportarla sulla terra fu proprio la morte del grande pilota brasiliano. E forse solo la sua poteva riuscirci, per l'importanza di della sua figura nel circus e nel cuore di tutti gli appassionati. 

Troppo rumore anche per la Formula 1, che corse ai ripari. Reintrodusse le migliorie elettroniche che erano state tolte (contro il parere dello stesso Senna che con macchine sempre più veloci aveva già previsto tutto), fece un massiccio uso di chicane, anche posticce, già dal quel Mondiale vinto poi per la prima volta da un giovane Michael Schumacher. Ridisegnò il GP di San Marino, limitò la velocità ai box e introdusse nuove penalizzazioni per i duelli. Divenne così meno pericolosa per i piloti, anche se nel 2015 dovette assistere a un'altra morte, quella di Jules Bianchi dopo 9 mesi di coma, finito in ospedale dopo un discusso GP del Giappone.

La Formula 1 divenne così più sicura, una scelta doverosa, ma anche meno avvincente. Finì l'epoca dei piloti romantici, dei duelli mozzafiato, delle icone della velocità. Per più di un decennio le gare furono decise dalle strategie dei box, senza gli spettacolari sorpassi divennero noiose. Lo sport per cuori intrepidi perse appassionati, perse interesse, perse fascino, perse icone. Non c'erano più Senna, Prost, Mansell, Berger e tutti gli altri che in quel contesto rischioso elevavano questo sport ad adrenalina pura. Ce n'era quasi solo uno, che iniziò a dominare proprio dalla morte del brasiliano: Michael Schumacher. Poi verranno Lewis Hamilton e Max Verstappen. Negli appassionati si fece largo la sensazione, giustificata, che la superiorità della monoposto annullava quasiasi interesse per la gara. 

La morte di Senna cambiò per sempre la competizione regina degli sport automobilistici, che dopo gli eccessi di rischio e poi di sicurezza, negli ultimi anni è andata alla continua ricerca di un nuovo bilanciamento per restituire lo spettacolo. E non sempre con scelte azzeccate. L'introduzione del DRS per permettere più sorpassi ha favorito per esempio ancora di più il dominio della Red Bull, che quando spalanca l'ala viaggia su un altro pianeta. 

Non sarà semplice restituire il vecchio fascino alla Formula 1, ma è anche quello che vorrebbe Ayrton, che da lassù forse non ha mai smesso di guardarla.

Marco Romandini - Caporedattore Diretta News
Marco Romandini - Caporedattore Diretta NewsFlashscore